mercoledì 20 ottobre 2010

Chi ho scelto per avviare il sostegno a distanza

Avevo deciso di avviare il sostegno, ma con chi e come?
C’era infatti una terza domanda che mi girava in testa: con che associazione?
Questa domanda ha conseguito un po’ di ricerca. Non conoscevo direttamente associazioni che tra i loro progetti annoverassero le adozioni a distanza di bambini, e quindi avevo bisogno di studiare un po’.
Iniziai a cercare in internet e tra i vari siti ne trovai uno con elencate tantissime associazioni italiane che portavano avanti questo tipo di sostegno, e quando dico tantissime, intendo davvero tante. Mi sentii quasi scoraggiata. Come fare a scegliere?
Per fortuna un collega aveva lavorato per vari anni per una di queste associazioni (COOPI Cooperazione Internazionale) e potei avere delle notizie dirette da chi aveva agito in prima persona. Non aveva avuto contatti diretti con i progetti del SaD, aveva infatti seguito la creazione di pozzi per l’acqua, ma aveva avuto modo di vedere con i suoi occhi come venissero utilizzati i fondi dei donatori e mi disse l’unica frase che volevo sentire “i fondi arrivano sempre a destinazione”.
Andai quindi sul sito COOPI dedicato all’adozione a distanza e cercai le informazioni relative al contatto col bambino.

Ho scelto COOPIVolevo capire quali e dove fossero i progetti da loro gestiti, e soprattutto quale sarebbe stato il mio rapporto con il bambino stesso. Cercavo infatti un’adozione a distanza che mi permettesse di avere un rapporto reale e concreto, scrivendo lettere, inviando foto e magari con la possibilità di incontrarlo in un futuro.
Lessi che i paesi seguiti erano 8: Haiti, Perù, Etiopia, Uganda, Sierra Leone, Senegal, Repubblica del Congo e Repubblica Centrafricana.
In ognuno di essi erano presenti differenti strutture e relativi progetti. Ogni progetto era lo specchio di una realtà diversa:
bambine che lavoravano come domestiche; bimbi che avevano contratto il virus dell'HIV/AIDS o portatori di handicap; altri ancora orfani o abbandonati; oppure che stavano uscendo da realtà tremende come situazioni di guerra o disastri naturali...
Dopo aver cercato di crearmi un’immagine un po’ più reale di quello che avviene in quei lati del mondo di cui si parla troppo poco, cercai le spiegazioni del lato “pratico” dell’adozione. Avrei ricevuto notizie due volte l’anno e avrei potuto scrivere lettere al bambino, comprensive di foto certo, ma non di regali. Un po’ mi dispiacque leggere questa cosa, ma la motivazione era ben spiegata e condivisibile: non creare differenze tra i bimbi seguiti.
Mi immaginai l’arrivo delle lettere e dei pacchi da parte dei padrini e la consegna degli stessi ai bimbi... “ecco per te una lettera... per te un regalo... questi pacchetti sono per te... no tesoro, mi spiace, per te non è arrivato nulla...”. E magari chi non aveva mandato nulla era proprio quel padrino/madrina che più degli altri faceva ogni mese i salti mortali per poter metter da parte i soldi per il SaD...
Decisamente la scelta di “regolamentare” questi invii era ben ponderata. Se avessi voluto fare un regalo avrei potuto fare una donazione aggiuntiva al suo progetto specifico, facendo così arrivare il dono sia a lui/lei che a tutti i suoi compagni indistintamente.
Come ultima cosa cercai ancora tutte le testimonianze che arrivavano dagli operatori, dai donatori e dai bambini che stavano beneficiando del sostegno. Infatti chi meglio di chi vive nei progetti avrebbe potuto aiutarmi a capire?

Tutte le notizie che trovai mi confermarono i commenti positivi che avevo sentito su COOPI e decisi quindi di contattarli direttamente per capire cosa avrei dovuto fare per avviare il sostegno.

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NOTA: Vorrei che fosse chiaro che la mia scelta dell’associazione è stata legata solo ad un parere positivo sull’associazione stessa, non ad una esclusione di altre associazioni per pareri negativi.
Non ho una conoscenza diretta del sostegno a distanza di altre associazioni, quindi non mi è possibile esprimere in alcun modo un’opinione su di loro.
Posso solo raccontare la mia esperienza con COOPI, con cui ho avuto un contatto diretto negli anni successivi alla decisione di avviare un sostegno a distanza.
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