sabato 21 dicembre 2013

Quanto parlano le tazze di thé...

È stato poco più di un anno fa che scrissi il testo “Quella risposta in una tazza di thé”, e ora mi trovo di nuovo a guardare una bella tazza fumante e a trovarci dentro delle nuove risposte, o meglio delle nuove conferme.
Questa nuova tazza è però un po' più particolare della prima, perché è la tazza che mi ha portato C. dopo la sua visita a La Casa de Panchita dello scorso ottobre.
Oltre ad essere bella e, almeno per me, affettivamente coinvolgente, racchiude tutto ciò che C. ha potuto vedere e constatare durante la sua visita. E tutto ciò è per me la conferma che ogni informazione che COOPI mi ha dato in questi anni è veritiera fino all'ultima virgola.
Perché si sa, la paura costante di ogni donatore è che le informazioni che arrivano non siano sempre reali, perché in fondo, quando si diventa donatori di una associazione si fa verso quella associazione una specie di patto di fiducia.
Come poter verificare come vengono utilizzati i fondi, se non credendo alle loro notifiche? E come poter toccare con mano i progetti e i beneficiari per poter avere la certezza che vengano seguiti esattamente come ci viene riportato?
Spesso la risposta a questi dubbi è nel conoscere le persone che lavorano all'interno dell'associazione e creare con loro un rapporto di fiducia e amicizia che ti rassicura.
Ma poi, ogni tanto, si verificano quelle casualità della vita che ti portano a toccare con mano tutto quello a cui hai dato fiducia e in cui hai creduto un po'... ciecamente.
E così ti trovi a incontrare (direttamente o tramite persona fidata) la ragazzina che sostieni, a conoscerla e capire che lei ti è affezionata, che ha sempre ricevuto tutte le tue lettere e che quelle lettere han creato in lei un legame profondo e tenero nei tuoi confronti.
Ti trovi a incontrare anche il suo papà, a parlargli, a sentirgli raccontare della loro vita e vedere che ogni parola coincide con tutte le informazioni che l'associazione ti ha sempre riportato negli aggiornamenti semestrali. Nessuna invenzione o omissione, semplicemente la verità raccontata nella sua semplicità.
E ancora ti trovi a vedere la struttura che ospita, segue e aiuta quella ragazzina a cui sei tanto legata. Vedi le stanze, i corsi che vengono portati avanti, senti i racconti di chi in quella realtà ha creduto e per quella realtà ha lottato, creando uno spazio di aiuto e speranza per tante persone bisognose.

E poi un giorno ti fermi, prepari un semplice thé, lo versi dentro quella tazza che ti han regalato proprio a La Casa de Panchita, e mentre lo sorseggi, chiudi gli occhi e rivedi tutto ciò che hai toccato con mano e che ti ha portato quell'unica, singola, vera certezza che ti premeva avere:
il sapere che la tua fiducia è stata ottimamente riposta e che in questi anni le tue scelte hanno portato esattamente al risultato che avevi sperato!

Quel semplice thé, in quella bella tazza che arriva da lontano, ha così quel gusto dolce e buono della serenità.

Quanto parlano le tazze di thé...

venerdì 13 dicembre 2013

Aggiornamenti in arrivo...

Gli aggiornamenti stanno quasi per arrivare... sono già stati annunciati sul sito dell'associazione:
«Dall’Uganda, dall’Etiopia, dal Senegal, dalla Repubblica Centrafricana, dalla Repubblica Democratica del Congo, dal Perù, da Haiti e dalla Sierra Leone sono arrivate le ultime notizie dai nostri progetti.
A dicembre riceverete la foto del bambino che sostenete con le informazioni sulle attività che si sono svolte quest’anno.
Buona lettura!»

Sono molto curiosa di ricevere questo aggiornamento perché è il secondo dopo il cambiamento della gestione delle comunicazioni di cui eravamo stati avvisati questa estate.
Di solito ogni aggiornamento conteneva sempre le informazioni sul progetto in cui il bambino era inserito, quelle su bambino stesso, la sua foto e magari i suoi disegni e lettere. Ma d'ora in poi queste informazioni arriveranno divise:
- aggiornamento estivo sul bimbo, con le sue lettere e i suoi disegni
- aggiornamento invernale con foto del bambino e informazioni sul progetto inquadrato nella società in cui vive, nel tentavo di far comprendere maggiormente cosa significano i progetti all’interno della comunità.

Questo vuol dire che nelle buste che stanno arrivando non ci saranno notizie specifiche sui miei ragazzini e nemmeno loro disegni o lettere, ma ci sarà una foto e poi delle informazioni sulle strutture che li accolgono e spero anche sull'ambiente circostante, così da poter capire meglio come sia il contesto sociale in cui vivono.

Ovviamente per me questo aggiornamento è molto particolare, sia per Luisa, che per Abuin.
Per Luisa perché è il primo aggiornamento che arriverà dopo che c'è stato l'incontro con lei e il papà e C. che, essendo andato a Lima per lavoro, ha accettato di incontrarli per me, portarle un mio piccolo dono e una lettera, raccontarle che quella madrina a distanza è reale e le vuole bene, e non è solo una persona lontana che le permette di andare a scuola e vivere in un ambiente più protetto.
Per Abuin perché la situazione sociale del suo paese è tremendamente precipitata, come ho spesso raccontato. Purtroppo so però che l'aggiornamento su di lui, nonostante sia di poco tempo fa, è già drasticamente vecchio. La situazione di emergenza umanitaria e guerra che ha sconvolto l'RCA ha fatto sì che in meno di una settimana tutto cambiasse in peggio e le notizie che arrivano, anche se la situazione sembra un poco più calma negli ultimissimi giorni, sono sempre drammatiche e soprattutto sporadiche. Ma come poter chiedere più notizie specifiche su un singolo ragazzo, quando anche solo ricevere notizie generali è difficile?
L'unica cosa da fare è aspettare, come sempre, sperando che le notizie che arriveranno saranno positive.


Aggiornamenti in arrivo...

domenica 8 dicembre 2013

Natale si avvicina

In questi giorni leggo spesso le notizie che arrivano da Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. Sui siti di COOPI e Emergency si trovano aggiornamenti praticamente giornalieri, anzi a volte anche più aggiornamenti in una stessa giornata.

Nel frattempo però trovo anche altre notizie utili e per fortuna più serene.
Con l'avvicinarsi del Natale ogni centro del Sostegno a Distanza cerca di organizzare per i propri piccoli ospiti la consegna di doni che permettano loro di festeggiare felicemente e serenamente.
Per ogni centro c'è un regalo diverso, in base a cosa è stato chiesto dai bambini stessi o alle loro necessità principali.
Visto che non è possibile mandare regali ai bambini durante l'anno, questa è una occasione ottima per far arrivare loro un piccolo dono che li renda felici e che permetta di dimenticare per qualche istante i possibili problemi della vita quotidiana.
Ovviamente questo regalo è una possibilità, non un obbligo e ogni padrino può scegliere liberamente se partecipare oppure no al regalo di Natale... non dico quale sia la mia scelta in merito... tanto sono certa che l'abbiate già intuita !
In ogni caso, il primo Natale del mio stato di madrina, anche su questa gestione dei regali avevo chiesto qualche delucidazione all'associazione. Volevo infatti capire cosa avvenisse se solo qualche bambino avesse ricevuto il dono natalizio del proprio padrino. Ero certa che i centri non avrebbero permesso che si venissero a creare delle differenze, soprattutto in un giorno speciale come il Natale, ma non avevo idea di come fosse gestita la cosa ed ero molto incuriosita.
La risposta che ricevetti fu come sempre esauriente e... paziente... perché devo ammettere che a volte ce ne vuole di pazienza per sopportare una madrina curiosa come me...
comunque...
Il succo della risposta era questo, in caso non fosse stata raggiunta la cifra necessaria per il regalo ipotizzato, questo veniva cambiato all'ultimo con un altro regalo un po' meno costoso, ma sempre utile e soprattutto in grado di portare gioia a tutti i bambini delle strutture, nessuno escluso.
Comunque è di quest'anno una nota aggiuntiva alla fine della lista dei desideri dei bambini:
"Le cifre indicate prevedono l’acquisto di un dono per due bambini: quello che sostieni e un amichetto dello stesso centro/scuola che non è sostenuto a distanza.”
e personalmente trovo questa cosa veramente bellissima per una festa che dovrebbe racchiudere in se il piacere e il desiderio dell'amore e della condivisione.

Spero che questi doni portino un po' di gioia e di speranza nei cuori di questi bambini troppo duramente provati dalle difficoltà della vita nonostante la loro giovane età.
Immagino l'allegria di Luisa nel ricevere i libri che si stanno raccogliendo per la Casa de Panchita, la immagino divorarli felice di poter passare ore serene persa nei mondi della letteratura.
E immagino anche Abuin, con le sue scarpe nuove, muovere i suoi pochi passi in una città che spero sarà nuovamente sicura e a prova di bambino, sia esso sano e forte, o fragile e bisognoso di cure, proprio come Abuin.


Natale e Sad

domenica 1 dicembre 2013

Aggiornamenti dalla Repubblica Centrafricana

Leggo preoccupata e vado a cercare se trovo nuove testimonianze sul sito di COOPI e trovo un aggiornamento dello scorso 29 novembre.
Sono preoccupata e arrabbiata allo stesso tempo. Ogni giorno la televisione parla di guerre, scontri e morti in giro per il mondo. Siamo quasi assuefatti a queste notizie, come se la guerra fosse un naturale evento della vita.
Poi un giorno ti trovi ad aspettare notizie di un ragazzino che conosci e a cui vuoi bene. Sai che vive proprio lì a Bangui, in mezzo agli scontri e le violenze e quella assuefazione da notizia ricorrente sparisce di colpo.

Proprio in questi giorni sto leggendo il libro di Gino Strada “Pappagalli verdi”.
Me lo aveva regalato un amico tempo fa, ma non avevo ancora avuto il coraggio di leggerlo. Non ne so il perché, forse è per quella paura di dover aprire gli occhi sempre più su realtà che non si vorrebbe esistessero. Comunque sia, e nonostante le varie motivazioni inutili, ora lo sto leggendo e questo serve molto di più dello star lì a chiedersi come mai non lo si è fatto prima.
Nel libro non ci sono racconti vissuti in RCA, ma poco importa, se si parla di Afghanistan, Ruanda, Vietnam, Kurdistan, Perù, Gibuti, … la violenza colpisce sempre i più deboli, i bambini, le donne, i vecchi, gli uomini che volevano solo vivere in pace del loro lavoro.
Nel libro non si parla della RCA, ma leggendolo so che tutti i fatti lì narrati potrebbero essere capitati e capitare tuttora proprio in RCA... aggressioni, morti, bambini vestiti da soldato che uccidono i loro stessi fratelli e genitori in una follia collettiva a cui, per quanto mi sforzi, non riesco a dare una motivazione.
Leggo le pagine del libro e non posso far altro che pensare continuamente ad Abuin, ai suoi genitori, al banchetto che la mamma tiene davanti la porta di casa per guadagnar quel che permetterà loro di vivere e a Abuin, che nonostante i suoi problemi di salute si impegna ad aiutarla controllando la merce ben esposta sul tavolo.
Mi chiedo cosa pensi Abuin di quello che gli sta succedendo attorno. Cosa possa comprendere di tutta quella follia insensata, dei colpi delle armi, dei morti per le strade.
Mi chiedo se sia ancora nella sua casa o sia riuscito a fuggire nella foresta come in tantissimi sono stati costretti a fare.
Mi chiedo se abbiano potuto trasportarlo via, al sicuro, perché lui non è in grado che a fare pochi piccoli passi, figuriamoci a correre per salvarsi la vita.

Mi chiedo, mi chiedo, mi chiedo... e mi rendo conto di quanto sia assurda questa situazione. Di quanto siano inutili e sterili questa lotte per il potere che ogni giorno mietono vittime in ogni parte del mondo... e le mietono tra chi non ne può nulla, tra chi cercava solo di vivere una vita dignitosa e serena.
Nell'ultima pagina del libro c'è una frase che mostra il risultato di questa follia:
Nei conflitti di oggi, più del novanta per cento delle vittime sono civili. Migliaia di donne, di bambini, di uomini inermi sono uccisi ogni anno nel mondo. Molti di più sono i feriti e i mutilati.”

Non c'è molto da commentare ancora.
Chiudo il libro e non posso far altro che aspettare che arrivino nuove notizie di Abuin, sperando che sia salvo, e con lui i suoi genitori.

la pace e la serenità che dovrebbero avere i bambini in RCA...
foto di COOPI