domenica 1 dicembre 2013

Aggiornamenti dalla Repubblica Centrafricana

Leggo preoccupata e vado a cercare se trovo nuove testimonianze sul sito di COOPI e trovo un aggiornamento dello scorso 29 novembre.
Sono preoccupata e arrabbiata allo stesso tempo. Ogni giorno la televisione parla di guerre, scontri e morti in giro per il mondo. Siamo quasi assuefatti a queste notizie, come se la guerra fosse un naturale evento della vita.
Poi un giorno ti trovi ad aspettare notizie di un ragazzino che conosci e a cui vuoi bene. Sai che vive proprio lì a Bangui, in mezzo agli scontri e le violenze e quella assuefazione da notizia ricorrente sparisce di colpo.

Proprio in questi giorni sto leggendo il libro di Gino Strada “Pappagalli verdi”.
Me lo aveva regalato un amico tempo fa, ma non avevo ancora avuto il coraggio di leggerlo. Non ne so il perché, forse è per quella paura di dover aprire gli occhi sempre più su realtà che non si vorrebbe esistessero. Comunque sia, e nonostante le varie motivazioni inutili, ora lo sto leggendo e questo serve molto di più dello star lì a chiedersi come mai non lo si è fatto prima.
Nel libro non ci sono racconti vissuti in RCA, ma poco importa, se si parla di Afghanistan, Ruanda, Vietnam, Kurdistan, Perù, Gibuti, … la violenza colpisce sempre i più deboli, i bambini, le donne, i vecchi, gli uomini che volevano solo vivere in pace del loro lavoro.
Nel libro non si parla della RCA, ma leggendolo so che tutti i fatti lì narrati potrebbero essere capitati e capitare tuttora proprio in RCA... aggressioni, morti, bambini vestiti da soldato che uccidono i loro stessi fratelli e genitori in una follia collettiva a cui, per quanto mi sforzi, non riesco a dare una motivazione.
Leggo le pagine del libro e non posso far altro che pensare continuamente ad Abuin, ai suoi genitori, al banchetto che la mamma tiene davanti la porta di casa per guadagnar quel che permetterà loro di vivere e a Abuin, che nonostante i suoi problemi di salute si impegna ad aiutarla controllando la merce ben esposta sul tavolo.
Mi chiedo cosa pensi Abuin di quello che gli sta succedendo attorno. Cosa possa comprendere di tutta quella follia insensata, dei colpi delle armi, dei morti per le strade.
Mi chiedo se sia ancora nella sua casa o sia riuscito a fuggire nella foresta come in tantissimi sono stati costretti a fare.
Mi chiedo se abbiano potuto trasportarlo via, al sicuro, perché lui non è in grado che a fare pochi piccoli passi, figuriamoci a correre per salvarsi la vita.

Mi chiedo, mi chiedo, mi chiedo... e mi rendo conto di quanto sia assurda questa situazione. Di quanto siano inutili e sterili questa lotte per il potere che ogni giorno mietono vittime in ogni parte del mondo... e le mietono tra chi non ne può nulla, tra chi cercava solo di vivere una vita dignitosa e serena.
Nell'ultima pagina del libro c'è una frase che mostra il risultato di questa follia:
Nei conflitti di oggi, più del novanta per cento delle vittime sono civili. Migliaia di donne, di bambini, di uomini inermi sono uccisi ogni anno nel mondo. Molti di più sono i feriti e i mutilati.”

Non c'è molto da commentare ancora.
Chiudo il libro e non posso far altro che aspettare che arrivino nuove notizie di Abuin, sperando che sia salvo, e con lui i suoi genitori.

la pace e la serenità che dovrebbero avere i bambini in RCA...
foto di COOPI

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