Nell’ultimo
aggiornamento arrivato lo scorso luglio c’erano le lettere dei bambini, con i
loro sogni e le loro speranze, i loro racconti e i loro disegni.
Robi è piccolo, non
riesce ancora a scrivere da solo una lettera in francese da mandare a padrini
lontani e così la sua lettera è scritta materialmente da una delle persone che
lo seguono.
Ho visto le foto di
Robi mentre guardava i nostri bigliettini e disegni e così lo immagino vicino
al suo responsabile mentre insieme scrivono la sua risposta.
“Cosa vuoi dire ai
tuoi padrini Robi? Raccontiamo come vivi? E cosa vuoi fare da grande?”
“Sì sì, voglio fare
anche io l’ingegnere come il mio padrino!”
E così ecco le sue
frasi trascritte per lui su carta, in bella copia:
Leggere quelle righe
mi crea da un lato un grande piacere perché mi fan sperare che Robi voglia
crescere e imparare cose belle, ma allo stesso tempo mi procura una piccola
fitta al cuore, perché Robi abita in Repubblica Centrafricana dove da poco sono
nuovamente ricominciate le violenze e l’assurdità della guerra civile.
Eppure, nonostante la tremenda esperienza
della guerra, il sogno di un bambino è sempre quello... crescere e avere una
vita felice!
Nonostante tutto
nella lettera che gli disegno/scrivo provo a dirgli di seguire i suoi sogni perché
è grazie a quelli che si può fare tanto anche per il paese in cui si vive:
A dire il vero, gli
ultimi sviluppi in Centrafrica non mi fan ben sperare nemmeno che la mia lettera
potrà essergli consegnata con facilità...
Come riportano gli
articoli in rete delle associazioni:
«[...] la maggior parte delle
organizzazioni umanitarie ha dovuto sospendere o ridurre le attività ed
evacuare parte dello staff »
Facile
ipotizzare che le lettere dei sostenitori siano quindi ora l’ultima
preoccupazione, ed è giusto così.
L’unica
cosa importante è che i bambini, le loro famiglie e gli operatori siano al
sicuro. Ma anche per avere queste notizie si dovrà aspettare molto tempo...
Il
confronto tra quel sogno infantile è così stridente con il muro della realtà
della guerra e delle violenze nuovamente scoppiate in RCA.
L’unica speranza è
che pian piano la follia che corre nel paese si plachi, il sogno diventi
qualcosa di realizzabile e che mai si trasformi solo in un’utopia.