Per
due settimane arrivai a casa puntando gli occhi sulla cassetta delle
lettere. Nel mio palazzo sono tutte belle impilate nell’androne e
ben in vista già prima di mettere la chiave nella portoncino a
vetri.
Speravo,
guardavo, aspettavo e... continuavo ad aspettare!
Sabato... eccola lì! Una busta bianca con un angolo colorato di verde
e blu.
Lancio
un “ECCOLA!” in mezzo all’androne mentre un vicino mi guarda
con aria stupita e recupero la lettera con un sorriso (probabilmente
ebete) stampato sulla faccia.
Quel
giorno con me c’era mia mamma e devo dire che trovai la cosa
decisamente curiosa visto che appena aveva saputo della mia
intenzione di attivare il SaD aveva decretato con fermezza che
avrebbe partecipato anche lei e guai a me se provavo a dissuaderla
dal suo proposito. Quindi quella lettera era in realtà attesa da due
persone: la qui presente scrittrice senza pazienza e sua mamma, che
di pazienza aveva chiaramente dimostrato di averne persino meno.
Una
lettera, una notizia, due persone felici e gongolanti.
Nella
busta c’erano tre cose:
-
una lettera di presentazione del SaD
-
una breve scheda sul Perù
e
poi eccola lì
-
la scheda del progetto/struttura: “La Casa de Panchita” e i dati
della bambina (direi anche ragazzina) che stava entrando nelle nostre
vite: Luisa!
NOTA!
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